Proposte escursionistiche • Sentieri Svizzeri

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Dal Mont Sujet al villaggio di viticoltori Nr. 1269
Les Prés-d'Orvin, Bellevue — Twann • BE

Dal Mont Sujet al villaggio di viticoltori

L’escursione da Les Prés-d’Orvin a Twann passa attraverso la Twannbachschlucht, luogo in cui Dürrenmatt ha ambientato il suo avvincente romanzo poliziesco «Il giudice e il suo boia». Il commissario Bärlach deve risolvere un caso d’omicidio che ha coinvolto un giovane poliziotto, rinvenuto privo di vita nella sua auto all’uscita della Twannbachschlucht. La prima parte dell’escursione non ha niente a che fare con il romanzo. Il sentiero inizia a Les Prés-d’Orvin lungo strade forestali, in seguito attraversa gli estesi pascoli alti del Giura per arrivare in vetta al Mont Sujet, da dove si gode uno splendido panorama sulle Alpi. Da Lamboing si passa poi dai luoghi in cui Dürrenmatt ha ambientato il suo romanzo. Anche la frontiera linguistica è un tema ricorrente. «In tedesco si dice Lamlingen», spiega Clenin, il poliziotto del villaggio, al commissario Bärlach. «Ah ecco», dice Bärlach, «Lamlingen mi piace di più.» Il ruscello, la cui acqua fa girare le macine dei due mulini a Les Moulins, lì si chiama ancora Douanne, mentre più a valle nella gola prende il nome di Twannbach. L’atmosfera mistica e cupa che aleggia nella gola calza a pennello al racconto poliziesco. All’inizio il torrente scorre ancora tranquillo su massi ricoperti di muschio. Presto si susseguono scivoli e cascate che fanno precipitare l’acqua in piccoli bacini, per poi riprendere velocità. Il sentiero attraversa la gola lungo tratti spettacolari con passerelle scavate nella roccia. All’uscita della gola si deve poi versare un modesto dazio con cui il Comune finanzia i costosi lavori di manutenzione. A Twann si può poi attendere il prossimo battello sorseggiando un buon bicchiere di Chasselas. Attenzione: il sentiero attraverso la gola viene chiuso ogni anno il 1° novembre e viene riaperto nel fine settimana di Pasqua o a metà aprile.
Dal monte panoramico di Lugano a Morcote Nr. 1270
San Salvatore — Morcote • TI

Dal monte panoramico di Lugano a Morcote

La funicolare si inerpica da Paradiso fino al monte San Salvatore. Giunti in cima, vale la pena spingersi fino al punto panoramico. Il monte che sovrasta Lugano offre una veduta panoramica a 360° sulla città, sul lago e sulle Alpi. L’escursione inizia subito dietro al ristorante Vetta con una ripida discesa. Ma ben presto il sentiero diventa più pianeggiante e, attraverso i boschi di castagni tipici del Ticino, conduce fino a Ciona, un villaggio pittoresco con tante casette variopinte e bucolici giardini. Sempre passando per fitti boschi di castagni, si prosegue per Carona, dove si arriva al Parco botanico di San Grato. Il parco è famoso per le sue rare specie di rododendri, che in primavera lo trasformano in un mare di fiori. Il terreno del parco venne acquistato nel 1957 da un industriale e fondatore delle acciaierie Monteforno di Bodio in Valle Leventina. Costui fece disboscare il terreno per piantumarlo con specie botaniche adatte alle condizioni podologiche e climatiche locali. Poco dopo l’Alpe Vicania, il sentiero scende a Morcote su una scalinata di circa 1200 gradini. Il panorama è di nuovo mozzafiato e ci fa dimenticare le ginocchia doloranti. Prima di raggiungere la riva del lago, si incontra la chiesa di Santa Maria del Sasso, costruita in stile rinascimentale e in seguito barocchizzata. I caffè e le terrazze assolate di Morcote invitano a fare una pausa. Le palme, le gelaterie e i negozi di specialità gastronomiche fanno pensare di essere in un paesino italiano. Il ritorno in battello da Morcote a Lugano chiude in bellezza l’escursione. Ma è possibile tornare a Lugano anche in autobus.
Al punto più alto nella regione di Basilea Nr. 1271
Bergstation Wasserfallen • BL

Al punto più alto nella regione di Basilea

Nell’angolo più remoto dell’Oberbaselbiet il villaggio di Reigoldswil sorprende con le sue grandiose fattorie. Sembra che nel passato questo villaggio fosse molto prospero. In effetti, per più di due secoli in questa regione vennero prodotte a domicilio delle passamanerie, attività che costituiva la principale fonte di reddito. Poiché i contadini non si fidavano delle banconote dei cittadini basilesi, si facevano pagare con monete da cinque franchi, da cui deriva il nome della valle (Fünflibertal). Dopo una breve camminata attraverso Oberdorf si arriva alla cabinovia che porta alla stazione di monte Wasserfallen. Per il momento lasciamo perdere l’allettante parco avventura nel bosco, perché sarà lì che terminerà l’escursione. Costeggiando le aree naturali protette e pascoli boschivi si raggiunge il punto più alto del Cantone di Basilea-Campagna, l’Hinderi Egg. Il monte Chellenchöpfli, spesso indicato a torto come il punto più alto, è in realtà più basso di dieci metri, oltre al fatto che il Cantone di Basilea-Campagna debba condividere la cima con il Cantone di Soletta. Ciò nonostante, la veduta panoramica fino all’Altopiano e al crinale alpino è più spettacolare dal Chellenchöpfli. Attraversando pascoli di cavalli si scende alla Rochuskapelle, santo protettore degli appestati. Presto compaiono rocce di pietra calcarea lungo il sentiero che porta in cima al Vogelberg, da dove ci si può godere ancora il panorama prima di ridiscendere lungo il fianco nord del Passwang. Passando attraverso la costola calcarea dello Schattberg, un passaggio scavato nella roccia, costeggiando ancora una volta pascoli di cavalli, si ridiscende alla stazione di monte Wasserfallen, dove il ristorante Heidi-Stübli accoglie gli escursionisti con abbondanti taglieri di formaggi regionali e affettati.
Sentiero svittese d’alta quota con variante Nr. 1272
Rotenflue — Mostelberg • SZ

Sentiero svittese d’alta quota con variante

La più bella foto dell’inconfondibile piramide di roccia del Grosser Mythen la si può scattare già all’inizio dell’escursione presso la stazione di monte della comoda cabinovia nuova fiammante Rotenflue. La camminata molto varia ci porta attraverso prati e boschi, snodandosi talvolta lungo ampie strade alpestri, altre volte lungo sentieri stretti, e costeggiando numerosi e ameni rifugi di montagna che invitano a fare una pausa. Come ad esempio il rifugio Zwüschet Mythen, che propone prodotti dell’alpe. Tra l’altro, vale la pena camminare per 15 minuti verso il punto panoramico omonimo, da dove si gode una splendida vista sulla vallata di Svitto fino al Pilatus. Subito dopo l’Hagenegg la variante qui descritta si biforca dal sentiero panoramico d’alta quota svittese. A questo punto bisogna seguire le indicazioni per Hochstuckli. Il sentiero di montagna porta attraverso pascoli alpestri dietro all’Hochstuckli fino al Baneggi e da lì prosegue in forte salita sul Lungenstutz attraverso il bosco. Vi diamo un consiglio: dopo che è piovuto è meglio camminare dall’Haggenegg lungo il sentiero panoramico passando da Mostelegg fino a Mostelberg. Infatti la regione attorno all’Hochstuckli è una torbiera. Il nome Mostel non significa altro che Moostal (Moos: palude, torba). Sul Mostelberg un paradiso per bambini attende i piccoli escursionisti. Durante la discesa con la cabinovia girevole fino al passo del Sattel ci si può godere ancora una volta il panorama, mentre la cabina ruota lentamente attorno al proprio asse.
Der Thur entlang 2 Nr. 1295
Bischofszell — Weinfelden • TG

Der Thur entlang 2

Sie ist die bedeutendste aller Thurbrücken, die 116 Meter lange Alte Brücke bei Bischofszell. Aus Sand- und Tuffstein gefertigt und 1487 eröffnet, ist sie die längste in der Schweiz erhaltene Natursteinbrücke aus dem Mittelalter. Klar, dass solch ein Bau unter nationalem Schutz steht. Charakteristisch für die Alte Brücke ist ihre Form. Der höher gelegte Scheitel soll sie vor Hochwasser schützen. Die krumme Linienführung verdankt sie dem natürlichen Verlauf des Nagelfluhriffs, auf dem sie steht. Vom Ursprung der Alten Brücke erzählt eine Sage: Eine Mutter, die ihre beiden Söhne in den Fluten der Thur verloren hatte, spendete das Bauwerk. Statt eines Wegzolls erbat sie von jedem Benützer ein Vaterunser als Andenken an ihre Söhne. Das Wahrzeichen Bischofszells macht den Auftakt zur Thurwanderung nach Weinfelden. Bevor man vom Bahnhof an den Fluss hinuntersteigt, lohnt sich ein Bummel durch die malerische Altstadt mit ihren Rosengärten. Der Thurweg verläuft alsdann bis Kradolf am oder in der Nähe des Wassers. Einzig bei Halden beschreibt er einen kurzen Umweg durchs Dorf. Auf diesem ersten Abschnitt lassen sich Reiher und vor Kradolf mit viel Glück Eisvögel und Biber beobachten. Nach Kradolf ändert die Tour ihren Charakter. Die Landschaft ist von Wald und Landwirtschaft geprägt, die Thur rückt in den Hintergrund. Der Weg wechselt mehrmals die Flussseite. In Weinfelden lohnt es sich, bis zum Ganggelisteg auf dem Thurweg weiterzuwandern. Der 120 Meter lange Seilsteg macht nicht nur Spass, sondern hat mit Baujahr 1882 auch einige Jahre auf dem Buckel. Zum Glück wurde er vor einigen Jahren umfassend saniert. Abschluss der Tour ist am Bahnhof Weinfelden.
Der Thur entlang 3 Nr. 1296
Bazenheid — Lichtensteig, Bahnhof • SG

Der Thur entlang 3

Die Wanderung von Bazenheid nach Lichtensteig ist in jeder Hinsicht abwechslungsreich. Unterwegs gibts Wiesen, Wälder, Wasser, Weiler und Wirtschaften. Auch wenn man sich auf dem Thurweg befindet, bleibt man nie lange am Fluss. Der fliesst hier nämlich wild und ungezähmt, häufig in einem tiefen Graben. Der Wanderweg taucht immer wieder ab, quert die Thur und windet sich dann erneut hoch zu Kühen, Wäldern, Bauernhäusern. Es ist Zora Debrunners Lieblingsabschnitt des Thurwegs. Die Lichtensteiger Autorin und Bloggerin hat ihr Leben lang an der Thur gelebt, erst im Thurgau, jetzt im Toggenburg. Und immer hat sie diese Urangst vor dem Hochwasser mit sich getragen. Darum sagt sie auch: «Ich möchte nie direkt an der Thur leben, aber immer in ihrer Nähe sein.» Zu ihrem Motto passt diese Wanderung ganz wunderbar. Start ist im Städtchen Bazenheid, von wo aus es über Wiesen hinab zum Fluss geht. Hier wird die Thur ein erstes Mal überquert. Man folgt ihr ein kurzes Stück, dann steigt man an, quert Lütisburg, bevor man wieder zur Thur kommt, die man beim Guggenloch abermals quert. Hier sieht man auch das imposante Guggenloch-Bahnviadukt. Sodann steigt der Weg wieder an, führt über Wiesen an der Bahnstation Lütisburg vorbei, quert einige weitere Weiler, bis man ins hübsche Städtchen Bütschwil absteigt. Unterhalb Bütschwil befindet sich der 1963 erbaute Drahtsteg, der Fussgängern vorbehalten ist. Auf ihm überquert man den Fluss leicht wippend ein weiteres Mal, quert Felder, bevor die Burgruine Rüdberg erreicht wird. Nun bleibt der Weg auf der rechten Uferseite, man wandert auf Feldwegen und Pfaden Richtung Lichtensteig.
Toggenburger Hügelzüge Nr. 1301
Degersheim — Waldstatt • SG

Toggenburger Hügelzüge

Die Einheimischen sagen «Tegersche» - und sie wissen es natürlich besser. Denn der Name Degersheim ist eigentlich falsch, er geht auf eine Fehlinterpretation des gesprochenen Wortes zurück. «Tegersche» - darin sind sich die Linguisten heute einig - steht für «grosse Esche», zu-sammengesetzt aus den althochdeutschen Wör-tern tëgar für «gross» und asca für «Esche». Entsprechend lautete auch die erste belegte Nennung des Dorfs im Jahr 837 «Tegarasgai» - grosse Esche. Die Wanderung führt vom Bahnhof dorfaufwärts. Am Dorfrand fällt die schachbrettartige Anordnung der Häuser auf. Sie ist auf den Dorfbrand vom 21. März 1818 zurückzuführen. Der Weg-weiser zeigt hier zwei Routen an. Besser ist der Weg, der zum Wald und später als Wiesenpfad direkt zum Restaurant Fuchsacker hinaufführt. Wald- und Wiesenwege führen teilweise in leichtem Auf und Ab der Kantonsgrenze entlang zu den Höfen von Hochwacht. Dann geht es nochmals über einen Hügel zur Strasse. Dem Hartbelag weicht man auf einem Waldpfad bis kurz vor dem Restaurant Landscheide aus. Hier zeigt der Wegweiser einem kleinen Skilift entlang steil aufwärts. Bald ist der einmalige Aussichtspunkt Sitz erreicht. Hier sollte man die Fernsicht auf den Alpstein und ins Toggenburg, aber auch weit ins Mittelland hinein geniessen. Nach einer ausgiebigen Rast wandert man über Wiesen hinunter zur Busstation. Müde Wanderer wählen hier den Bus. Der weitere Weg führt nach Högg hinauf. Einmal aus dem Wald, wartet wieder eine phänomenale Aussicht auf Schwellbrunn und die Berge. Ein Höhenweg bringt den Wanderer dann zum ehemaligen Restaurant Säntisblick. Schliesslich senkt sich der Pfad Waldstatt entgegen.
Der Thur entlang Nr. 1302
Stein — Krummenau • SG

Der Thur entlang

Die wilde Thur fliesst am Herrentöbeli vorbei an einer grossen, flachen Felsplatte, die im oberen Teil feucht, glitschig und mit knallgrünem Moos überwachsen ist. Im unteren Teil liegt massenweise trockenes Schwemmholz. Danach biegt der Fluss ab in eine Gasse, die von steilen, ebenfalls moosbewachsenen Felsen gesäumt ist, und stürzt in die Tiefe. An den Felsen hat die Thur während eines Hochwassers einen eindrücklichen Beweis ihrer Wucht hinterlassen: Tausende von Zweigen, Ästen und Stämmen stecken in allen Richtungen zwischen mächtigen Felsen fest. Es ist ein kleines Kunstwerk, das allerdings den Kopf eines Menschen bei weitem überragt. Welche Kraft dieser Fluss hat, können Wanderer gleich mehrmals auf dem gut markierten Thurweg sehen. Kurz nach Beginn - nach einem Inselchen mit Grillstelle und Spielplatz - stürzt die Thur ein erstes Mal in die Tiefe. Ein weiteres Spektakel bietet sich kurz vor Schwand, wo der Weg über Holztreppen hinunter an die Ufer der Thur führt und dort über eine Brücke. Darunter fliesst das Wasser in einen riesigen Schlund. In der Art geht es weiter: Beim Elektrizitätswerk Giessen überwindet das Wasser ein mächtiges Wehr, anschliessend braust es durch das Tal, um am Ende des Werks erneut in einen Wasserfall, den Giessenfall, einzufliessen. Dann wird die Thur ruhiger, um schliesslich im Herrentöbeli nochmals ihrer ganzen Kraft freien Raum zu lassen. Ein eher ruhiger Höhepunkt liegt etwas unterhalb Neu St. Johann. Auf einer kleinen Insel steht eine kleine Kapelle, flankiert von Grillstellen. Es gehört dem Johanneum, einer Schule für Menschen mit einer geistigen Behinderung. Die Insel ist für Besucher offen, ein Glück, denn an diesem idyllischen Ort, wo die Thur ruhig dahinfliesst, lässt sich vortrefflich rasten.
Frühlingsauftakt am Bodensee Nr. 1300
Kreuzlingen Hafen — Uttwil • TG

Frühlingsauftakt am Bodensee

Dichter Nebel lag am 12. Februar 1864 über dem Bodensee. Die Dampfschiffe «Jura» und «Stadt Zürich», beide im Linienverkehr zwischen Konstanz und Romanshorn unterwegs, kollidierten in voller Fahrt. Die «Jura» sank innert dreier Minuten, der Ausguck verlor sein Leben. Über 100 Jahre später, 1976, wurde das Wrack entdeckt. Sporttaucher Hans Gerber hatte es nach akribischer Suche gefunden, in 40 Metern Tiefe vor Bottighofen. Heute steht der Dampfer unter kantonalem Schutz, als Unterwasserdenkmal und archäologische Fundstelle. Das Wrack soll vor Plünderungen und Schäden durch unsachgemässes Tauchen bewahrt werden, ist doch die «Jura» das bekannteste Tauchziel im Bodensee. Allein Gerber war über 720 Mal unten. Das Seeufer vor Bottighofen ist aber auch ein attraktives Ziel für eine Frühlingswanderung. Die Tour startet in Kreuzlingen am Hafen und führt erst durch den Seeburgpark, eine naturnahe Parkanlage mit Beobachtungsturm und Hochland- rindern. Sodann folgt bis Münsterlingen ein Abschnitt mit gelegentlichem Velokontakt und Asphalt, bevor wiederum Kieswege dominieren. Sie bringen den Wanderer dem Ufer entlang über Altnau, Güttingen und Kesswil nach Uttwil. Unterwegs locken die Aussicht auf den grossen See und die Berge, blühende Obstbäume, verträumte Dörfer, zahllose Rastplätze direkt am Ufer, Feuerstellen und Liegewiesen sowie ein gastronomisches Angebot für jeden Geschmack. Schliesslich lässt sich auf der Wanderung auch die «Jura» besuchen: Das Seemuseum Kreuzlingen, im Seeburgpark direkt am Wanderweg gelegen, widmet dem Dampfer eine Sonderausstellung. Zu sehen ist unter anderem die Schiffsglocke, die auf mysteriöse Weise verschwunden war und ebenso mysteriös wieder aufgetaucht ist.
Flurnamen im Jura Nr. 1299
Bassecourt — St-Ursanne, gare • JU

Flurnamen im Jura

Auf der Wanderung nach St-Ursanne lassen sich immer wieder Hinweise auf die industrielle Vergangenheit der Region entdecken. Ab Bahnhof Bassecourt folgt man zunächst dem gelben Wegweiser Richtung Les Lavoirs und überquert die Sorne. Weiter geht es, unter der Autobahn hindurch, an die Rouge Eau und dem Bach entlang bis zum Weiher Les Lavoirs. In ihm wurde früher Eisenerz gewaschen, wodurch sich das in die Rouge Eau abfliessende Wasser rötlich färbte. Hier verlässt man die asphaltierte Strasse, taucht in den Wald von Cras des Fonnés ein und nimmt den Aufstieg zum Col des Rangiers in An- griff. Bei Séprais verlässt der Weg ein erstes Mal den Wald, macht einen scharfen Rechtsknick und führt über eine Weide, von der aus sich eine schöne Aussicht bietet. Danach geht es, wieder zwischen den Bäumen hindurch, bis zu einer Lichtung, an deren Ende man den Bach überquert und nach links abbiegt. Es folgt das letzte Stück des Anstiegs, hinauf bis zu einer Strasse, die linker Hand nach La Caquerelle auf dem Col des Rangiers führt. Der Legende nach sollen hier vor langer Zeit Hexen ihre geheimen Zusammenkünfte abgehalten haben. Nun beginnt der Abstieg via Le Malrang. Nicht weit von hier standen einst Siechenhäuser, in denen - weit abseits jeder Ortschaft - Kranke mit ansteckenden Leiden untergebracht wurden. Flurnamen wie «Maladière» oder «Maletière» zeugen bis heute von dieser lange üblichen Praxis. In stetem Auf und Ab geht es durch den Wald hinunter bis zum Bahnhof von St-Ursanne. Hier steigt man entweder gleich in den Zug oder besichtigt vorher noch das wenige Gehminuten entfernte mittelalterliche Städtchen.
Flurnamen im solothurnischen Thal Nr. 1298
Herbetswil, Wolfsschlucht — Balsthal • SO

Flurnamen im solothurnischen Thal

Die Herkunft von Flurnamen ist eine Wissenschaft für sich. Und das wortwörtlich: Beatrice Hofmann-Wiggenhauser beschäftigt sich beruflich damit. Sie arbeitet bei der Forschungsstelle Solothurnisches Orts- und Flurnamenbuch. Und sie kann bestätigen: Die Wolfschlucht geht tatsächlich auf das Raubtier zurück. Irgendwann wird es hier sehr wahrscheinlich Wölfe gegeben haben. Und das kann man sich gut vorstellen. Nur wenige Schritte vom Tal entfernt, befindet man sich plötzlich zwischen hohen Felswänden. Ein Bächlein, das bei starken Regenfällen rasch zu einem Strom werden kann, plätschert vor sich hin. Da kann es einem schon etwas unheimlich werden. Weiter oben öffnet sich die Landschaft aber wieder. Erst geht es durch den Wald, dann durch sanfte Bergwiesen des Naturparks Thal - vorbei an sagenhaften fünf Bergbeizen. Eine davon heisst Güggel. Doch auch wenn es bei diesem Bauernbetrieb einen Hühnerhof gibt, muss die Expertin enttäuschen: «Güggel» geht auf das berndeutsche Verb «guggen» zurück. Und eine gute Aussicht hat man hier wirklich. In sanftem Auf und Ab geht man weiter dem Jurahöhenzug entlang. Erst gegen Ende geht es steil hinunter. Nach der letzten Bergbeiz auf dem Weg, dem Bremgarten, lohnt sich allerdings noch ein kleiner Umweg über die Höngertüelen. Nebenan befindet sich der Weiler Höngen, einer der ältesten belegten Flurnamen. Laut Beatrice Hofmann-Wiggenhauser könnte Höngen sogar länger besiedelt sein als Balsthal. Tüelen hingegen bedeutet Vertiefung.
Der Thur entlang 4 Nr. 1297
Gamplüt — Unterwasser • SG

Der Thur entlang 4

Die Suche nach der Quelle der Thur ist schwierig. Denn der Schrattenkalk im Kessel rund um die Thurwis ist löchrig: versteckte Kännel, unterirdische Seen, Risse und Spalten lassen das Wasser immer wieder an einem anderen Ort austreten. Mehrere Wasserfälle schmücken im Frühling die Szenerie: Ihr Wasser verlässt den Stein teilweise an einem scheinbar beliebigen Ort, es schiesst über den steilen Fels, um unten in der Wiese auf ebenso verblüffende Art wieder zu verschwinden. In der Mitte der Wiese sammelt sich das Wasser in einem Bergbach, der durch ein gelbes Meer von Löwenzahn fliesst. Wer sich hier Zeit für eine lange Rast nehmen kann, gehört zu den Glücklichen. Picknicken, Bäche stauen, ja vielleicht sogar kurz baden im eisigen Wasser - die Zeit vergeht am Fusse des Säntis wie im Flug. Erreicht wird die Thurwis mit der Gamplütbahn von Wildhaus aus. Sie fährt nach Verlangen und bringt einen entschleunigend langsam zum Berghaus, wo der Thurweg beginnt und in die Thurwis ganz hinten im Tal führt. Bald tritt man in ein Wäldchen: Links abgebogen wird erst kurz vor dem Ziel, um der noch jungen Thur einen Besuch abzustatten. Der Rückweg führt für einige Kilometer über Asphalt, die farbige Szenerie entschädigt dafür. Leider wird der alte Weg direkt der Thur entlang nicht mehr unterhalten - er wäre attraktiv und lauschig. Wunderschön ist aber auch die Ebene Alpli, wo sich die Thur einmal mehr durch ein gelbes Löwenzahnmeer schlängelt. In Laui lädt der Skiclub am Wochenende zur Einkehr. Bei Dicket biegt der Weg in eine pittoreske Gasse ein, die von Trockenmauern gesäumt ist. Schliesslich sind die spektakulären Thurfälle erreicht, der Steg führt durch den feuchten Luftzug des fallenden Wassers. Doch die Kleider trocknen bald wieder auf dem Weg nach Unterwasser.
Der Thur entlang 1 Nr. 1294
Eglisau — Kartause Ittingen • ZH

Der Thur entlang 1

Wo die Quelle der Thur liegt, darüber lässt sich streiten. Wo die Thur endet, weiss man sehr genau: bei Flaach im Zürcher Weinland. Hier, am Thurspitz, mündet sie in den Rhein. Von Eglisau geht es rechtsufrig flussaufwärts, südlich von Buchberg, dann mit der Fähre (sonntags oder auf Voranmeldung: 044 865 62 62) zur Tössegg und nun linksufrig bis zum Naturzentrum Thurauen. Nach der Besichtigung der Ausstellung und eines Vorzeige-Auenwalds geht es weiter zum Original, zum Auenwald an der Mündung der Thur in den Rhein, dem Thurauen. Von einem Aussichtsturm aus lässt sich die mäandrierende Thur beobachten. Unweit davon führt ein Steg ans nördliche Ufer, wo der Weg bis Kleinandelfingen bleibt. Bis vor wenigen Jahren war die Thur auf Dutzenden von Kilometern kanalisiert. Derart wollte man Ende des 19. Jahrhunderts die Menschen und die Felder vor Hochwasser schützen. Ohne Erfolg. Mitte der 1970er-Jahre, nach erneuten Hochwassern, fand ein Umdenken statt. Man entledigte die Thur ihres Korsetts, damit sie sich ihren ursprünglichen Lauf und Raum wieder zurückholen kann. Bereits haben sich auf den Kiesbänken der Thur seltene Tierarten wieder eingestellt. Der zweite Tag bietet ebenso tolle Einblicke auf die befreite Thur. Besonders sehenswert sind die Auen südlich von Niederneunforn. Der Weg führt von Kleinandelfingen bis zur Eisenbahnbrücke bei Ossingen - ein Aufstieg lohnt sich wegen der herrlichen Sicht - und bis zum Feldisteg, wo der Weg die Flussseite wechselt. Ein letztes Mal quert man die Thur bei Uesslingen, um die Wanderung bei der Kartause Ittingen zu beenden.
Verträumte Schneelandschaft Nr. 1123
Ruogig — Biel • UR

Verträumte Schneelandschaft

Die Aussicht, die sich einem bietet, wenn man mit der Gondel aus der Nebelsuppe in Bürglen schwebt ist schlicht überwältigend: Unendlich weit erstreckt sich das Gipfelmeer in Richtung Urner Alpen und Klausenpass, während man noch etwas überrascht von all dem plötzlichen Licht und Blau in die Sonne blinzelt. Die Route im Schächental von Ruogig nach Biel trumpft mit einem grandiosen Bergpanorama, das man bei einer gemütlichen Winterwanderung geniessen kann. Die Sonnenterasse Biel bietet verschiedene präparierte Winterwanderwege an, darunter jener von der Bergstation der Luftseilbahn Brügg-Eierschwand-Ruogig zur Bergstation der Luftseilbahn Biel-Kinzig AG. Mit der Gondel gelangt man innerhalb weniger Minuten von Brügg in der Gemeinde Bürglen auf das 1730 m ü. M. liegende Ruogig. Die Wanderung dauert rund eine Stunde und führt durch eine wunderschöne, hügelige Winterlandschaft, vorbei an idyllischen Alphütten aus Holzschindeln und kleinen Tannenansammlungen. Viele Sitzbänke laden unterwegs zum Verweilen ein. Der Weg ist präpariert und mit normalen Wanderschuhen gut begehbar. Zudem verläuft er über weite Strecken flach. Erst am Schluss vor dem Skihaus und Restaurant Edelweiss geht es etwa hundert Meter leicht abwärts zur Bergstation Biel-Kinzig auf 1630 m. ü. M. Dort erwartet einen der Berggasthof Biel mit seiner Sonnenterasse: Der ideale Ort, um nach dem Spaziergang den Durst zu stillen, das Panorama weiter zu geniessen und Sonne zu tanken, bevor einem die Gondel bequem wieder nach unten unter die Nebeldecke bringt.
Al sole, sopra la valle del Rodano Nr. 1263
Leysin-Feydey • VD

Al sole, sopra la valle del Rodano

Grazie alla sua esposizione a sud, nel XX secolo Leysin è stato un importante luogo di villeggiatura e stazione climatica per curare la tubercolosi. Dopo la scoperta degli antibiotici per la cura di questa malattia polmonare, la località subì un declino economico. Oggi Leysin è una moderna destinazione turistica per chi pratica sport estivi e invernali. L’escursione parte dall’ultima delle tre stazioni ferroviarie di Leysin e si snoda dapprima lungo un ripido sentiero stretto e dissestato nel bosco. Dopo un breve passaggio su una strada alpestre, si prosegue per un piacevole sentiero attraverso un bosco di conifere da cui si intravede di tanto in tanto la valle del Rodano e Leysin. Ogni tanto capita di scorgere una ghiandaia. A questo punto si sale rapidamente in quota e si raggiunge il rifugio di Solacyre. Una bibita rinfrescante sulla terrazza ritempra il corpo e lo spirito dopo l’ardua salita. Si prosegue per il punto panoramico La Riondaz. Occhio però al sentiero piuttosto scosceso che porta su questa vetta poco appariscente. Arrivati in cima si presenta una veduta spettacolare sulla valle del Rodano, sul lago di Ginevra e sul maestoso ristorante girevole Le Kuklos su La Berneuse. Costruito nel 1989 a 2048 metri di altitudine, è stato il primo ristorante panoramico girevole delle Alpi vodesi. Nonostante lo splendido panorama, la confusione che regna intorno a La Berneuse qui a La Riondaz è ben lontana, e ci si può così godere appieno l’impressionante atmosfera di montagna. La discesa costeggia la Crête du Cherix passando per boschi e pascoli alpestri fino al ristorante Prafandaz. L’offerta di specialità regionali, come tra l’altro un’ampia scelta di fondute di formaggio, fa venire l’acquolina in bocca. Quando fa bel tempo e nei fine settimana la terrazza è ben frequentata: è dunque consigliata la prenotazione. Si ritorna a Leysin sulla strada asfaltata che si snoda fra le numerose case di villeggiatura.
Lungo la Dala fino al luogo sacro Nr. 1264
Leukerbad • VS

Lungo la Dala fino al luogo sacro

Trascorrono più di 40 anni dal momento in cui l’acqua si infiltra lentamente nel terreno della regione alpina del Torrenthorn, a quasi 3000 metri di altitudine, fino al momento in cui sgorga dal sottosuolo nel centro del villaggio di Leukerbad a 51 °C. Sul lungo percorso attraverso gli strati rocciosi, l’acqua scende fino a 500 metri sotto del livello del mare, dove si scalda. Alla fine giunge in superficie la bellezza di quattro milioni di litri di acqua termale al giorno. Con l’acqua calda si riempiono i bagni termali, ma si riscaldano anche gli alberghi. Prima che l’acqua con dieci gradi di temperatura finisca nelle fognature, con degli scambiatori di calori le si sottrae l’ultimo chilowatt di energia. In questo modo il villaggio risparmia tanto gasolio da riscaldamento. Dalla piazza di Leukerbad si seguono dapprima le indicazioni per le terme (Heilbad) e da lì si prosegue peri Rufinerweid. Dal sentiero si ha una veduta spettacolare nella gola della Dala, sulla passerella delle sorgenti termali e sulla cascata. In seguito il sentiero si biforca in direzione di Clabinualp. Costeggiando l’imponente parete rocciosa, che si estende da Gemmi a Balmhorn, il sentiero conduce alla cappella di Flüe attraversando pascoli e distese di sassi. Solo pochi metri al di sotto dell’edificio costruito direttamente nella roccia si trova una piccola sorgente. La si raggiunge percorrendo un sentiero in discesa assicurato con funi d’acciaio. All’acqua vengono attribuiti poteri curativi. Chi si reca in pellegrinaggio a Flüe, va a prendere l’acqua a questa fonte per berla in famiglia. Chi vuole provarla, deve dunque portare con sé una bottiglia vuota. Dopo esserci rifocillati nel rifugio Fluhalp, si prosegue per la strada che porta alla Majingalp, da dove tutti i sentieri ridiscendono a Leukerbad. Per la variante più bella si seguono le indicazioni per Tschafinuwald e si continua fino alle terme (Heilbad). Ritornati a Leukerbad, ci si dovrà assolutamente concedere un bagno in una delle numerose terme.
Ai margini del comprensorio sciistico Arosa Nr. 1265
Talstation Hörnlibahn — Hörnlihütte • GR

Ai margini del comprensorio sciistico Arosa

I due laghetti alpini, che distano appena 45 minuti a piedi l’uno dall’altro e sono alimentati dalle stesse acque del giovane fiume Plessur, non potrebbero essere più diversi tra loro. Lo Schwellisee - che si è formato in seguito all’accumulo di materiale di scoscendimento - è circondato da prati che arrivano fino alle sponde del lago. In estate e autunno l’acqua è abbastanza calda per poterci fare un bagno. In origine il lago era circondato da un bosco di pini cembri, che i Walser hanno però abbattuto tanto tempo fa per insediarsi nella regione di Arosa. A tutt’oggi dalle rive si intravedono i tronchi di pino cembro adagiati sul fondo del lago. L’ Älplisee, formatosi da depositi glaciali, si trova appena 200 metri più in alto, ma il paesaggio è molto più arcaico. È dominato da impressionanti distese di sassi, che si estendono dall’Älpliseehorn fin dentro il lago, nel quale si rispecchia la piramide rocciosa dell’Älplihorn. L’acqua cristallina dell’Älplisee è gelida anche in estate. Per circa otto mesi all’anno il lago è coperto da una lastra di ghiaccio e in autunno si prosciuga quasi totalmente. Conviene iniziare l’escursione dalla stazione di valle della funivia Hörnli, che è possibile raggiungere in autobus a cadenza oraria dalla stazione ferroviaria di Arosa. Fino allo Schwellisee l’itinerario si snoda lungo un’ampia strada alpestre costeggiata da tante panchine. Poco prima dell’Älplisee si passa il Chlus, un ripido tratto assicurato con funi d’acciaio. Dopo l’ Älplisee segue un breve tratto ripido in discesa lungo un canalone con traversata. Poi il sentiero serpeggia ai margini della Verborgene Weng, una distesa di blocchi di roccia franati, fino a raggiungere il rifugio Hörnlihütte.
Lungo l’«Aargauer Weg» Nr. 1266
Bremgarten (AG) — Muri (AG) • AG

Lungo l’«Aargauer Weg»

Un’escursione lungo la Reuss nel Freiamt argoviese promette momenti di grande piacere a contatto con la natura e panorami incantevoli praticamente in ogni stagione dell’anno. Prima vale però la pena di passeggiare per le tortuose viuzze della cittadina asburgica di Bremgarten e immergersi nell’epoca degli Asburgo. Partendo dalla Schulhausplatz a Bremgarten si raggiunge il lungofiume della Reuss, un ampio sentiero ghiaioso contro corrente che porta alla diga, a monte della quale la Reuss è larga e calma come un lago. Nello stretto meandro fluviale, che circonda lo Zopfhau, non è facile mantenere l’orientamento, visto che il sentiero lungo la riva in poche centinaia di metri cambia direzione di quasi 270 gradi. È particolarmente suggestivo il tratto fino al ponte di Rottenschwil. A seguito dello sbarramento della Reuss nei pressi della centrale idroelettrica, un’ampia zona della pianura è stata inondata, dando origine all’area naturalistica protetta del Flachsee dove sulle rive ghiaiose e sugli isolotti ricoperti di boschi si avvistano martin pescatori, numerose altre specie aviarie e piante rare. Si prosegue, sempre contro corrente, seguendo il sentiero lungo la riva fino al ponte Werd, dove si prenderà il sentiero a destra. Attraversando il Rottenschwiler Moos si arriva al villaggio di Althäusern, da dove si gode di una splendida vista sulla pianura della Reuss e sulla catena montuosa dell’Albis. Proseguiamo per Hasli, passando per il Chapf, e da lì raggiungiamo Bünz. Seguendo il ruscello si arriva a Muri, famosa per l’ex monastero benedettino. La chiesa conventuale barocca è un gioiello architettonico ed è considerata una delle più belle chiese della Svizzera. Nell’interessante Museo del convento di Muri i visitatori scoprono l’avvincente storia del monastero e dei suoi monaci.
Una gita alla suggestiva montagna di Thun Nr. 1267
Chrindi (Mittelstation) — Stockhorn • BE

Una gita alla suggestiva montagna di Thun

Già nella sala d’aspetto della funivia dello Stockhorn, si intuisce che lassù da qualche parte deve esserci un lago. Nei fine settimana, oltre ad escursionisti, scalatori e gitanti, gremiscono la cabina anche pescatori con seggiolini pieghevoli e canne da pesca. La maggior parte di loro trascorre la giornata sulle rive del suggestivo lago Hinderstocke, raggiungibile in pochi minuti a piedi dalla stazione intermedia di Chrindi. Chi vuole osservare come si pesca in pochi minuti una trota iridea dopo l’altra, li segue e inizia l’escursione allungando il cammino attorno al lago. L’itinerario diretto segue dapprima la cresta e poi attraversa la ripida Flue al di là del lago. Dopo la prima salita, in cima all’Alpe Vorderstocke si apre la vista sulla valle della Simme e sulla catena montuosa del Niesen. Poco dopo, su un piccolo passo, si scorge il lago Oberstocke. A differenza del lago Hinderstocke, questo laghetto alpino è tranquillo e idilliaco. Qui o un po’ più in alto, sulla terrazza del rifugio di montagna Oberstockenalp, è il posto ideale per fare una pausa e rifocillarsi prima di affrontare l’ultima salita fino allo Stockhorn. Da non perdere assolutamente il panorama verso nord. Dal ristorante, seguendo il sentiero didattico sui fiori alpini, si sale in vetta da dove ci si potrà godere una splendida veduta panoramica a 360 gradi. Oppure chi non soffre di vertigini può attraversare comodamente la galleria e arrivare sulla piattaforma panoramica sospesa nella parete nord verticale. La vista sulla città di Thun e sull’Altopiano fino al Giura è fantastica. Alla stazione intermedia di Chrindi risalgono in funivia alcuni pescatori, solitamente con un bel sorriso stampato sul viso e le sei trote consentite al seguito.
Durch das herbstliche Homburgtal Nr. 1145
Diepflingen — Olten • BL

Durch das herbstliche Homburgtal

Von Diepflingen führt die Wanderung der Bahnlinie entlang nach Sommerau. Beim ehemaligen Bahnhof zieht das Nebengebäude des Wärterhauses mit den zahlreichen Bahnutensilien die Aufmerksamkeit auf sich. Nachdem das Grindeltal durchquert ist, folgt man weiter der Bahnlinie. Bei Nässe empfiehlt es sich, bei der Barriere der Strasse entlang nach Rümlingen zu folgen. Eisenbahnfans dürfen dort keinesfalls den Moment verpassen, in dem die Bahn über die Kirche Rümlingen fährt. Das ist doch ein tolles Fotosujet! Beim Viadukt steigt man im Wald steil nach Horn hinauf. Auf dem Plateau erfreuen die in Herbstfarben leuchtenden Kirschbäume. Der Weg führt weiter hinauf zum Waldrand, wo ein Rastplatz mit Feuerstelle und prächtiger Fernsicht wartet. Weiter geht es auf Waldwegen zur Ruine Homburg. Die einstige Burg wurde im 13. Jahrhundert an strategisch wichtiger Stelle von den Grafen von Frohburg gegründet. Beim Abstieg nach Läufelfingen erfreut eine weitere Feuerstelle mit einer überdimensionalen Bank nicht nur die Kinder. Nach Läufelfingen durchfährt der Zug den ersten Scheiteltunnel der Bahngeschichte. Der 2,5 Kilometer lange Tunnel wurde von 1853 bis 1858 bereits von beiden Seiten nur von Hand mit Schaufel, Meissel und Pickel vorgetrieben. Ein Brand im Tunnel forderte ein Jahr vor dessen Eröffnung 63 Todesopfer. Der Weitermarsch auf der alten Passstrasse nach Hauenstein ist mit Hartbelag versehen. Deshalb kann in Läufelfingen der Zug nach Olten oder Sissach bestiegen werden. Wer die Wanderung doch noch beenden möchte: Ab Hauenstein fährt der Bus zum Bahnhof Olten.
Tiefverschneite Bäderegg Nr. 1147
Jaunpass, Restaurant • BE

Tiefverschneite Bäderegg

Auf dem Jaunpass wird sogar im Winter gecampt. Vor zahlreichen Wohnwagen stehen Snowboards und Skis. Dabei liegt der Campingplatz auf 1500 Metern. Für Schnee- und Campingfans scheint das jedoch eher ein zusätzlicher Antrieb, als ein Hinderungsgrund zu sein. Gleich nebenan lockt nämlich der Zügwegen-Skilift - und der ist an diesem Morgen bereits gut besucht. Natürlich kommt man auf dem Pass auch kulinarisch nicht zu kurz: Es gibt mehrere Restaurants und Imbisse. Gut gestärkt startet man auf dem Jaunpass die nicht allzu lange, aber beglückende Winterwanderung. Zuerst folgt man für kurze Zeit dem Skilifttrassee, biegt dann links ab und überquert die Skipiste. Die Skisportler hinter sich gelassen, folgt man den pinkfarbenen Pfosten. Sanft windet sich der mit dem Pistenfahrzeug gespurte Weg den Hang hoch. Bei guter Sicht eröffnet sich ein schöner Blick auf das Simmental und die beeindruckenden Gastlosen. Nachdem das kleine Wäldchen durchquert ist, folgt ein grosser Bogen beim Bädermoos. Herrlich ruhig ist es hier. Beim Chuchifang taucht man für kurze Zeit in einen tiefverschneiten Tannenwald. Man befindet sich nun auf dem Sattel und folgt ihm bis zur Bäderegg. Hier würde es eigentlich «umkehren» heissen, doch das Pistenfahrzeug hat für die Rückkehr bis zum Wald beim Chuchifang einen leicht anderen Weg geschaffen. Dieser führt an allein stehenden Tannen vorbei, deren Äste sich unter dem Druck des Schnees fast bis an den Boden biegen. Schliesslich erreicht man wieder dieselbe Route, auf der man aufgestiegen ist. Das macht aber nichts, denn die Sicht und die Ruhe hier sorgen ganz von allein für Glücksgefühle.
Zu den Winterblüten im Tessin Nr. 1262
Brè • TI

Zu den Winterblüten im Tessin

Im Winter ist die Ortschaft Brè eine wahre Sonnenterrasse. Auf der vom Nordföhn abgewandten Seite, im Schutze des Monte Boglia, kann Wandern hier zu einer schweisstreibenden Angelegenheit werden. Von der Busstation «Brè Paese» durchquert der Weg das Dorf bis zum Parkplatz. Dort beginnt die Überschreitung des mit seinem Kragen so typischen Monte Boglia, der genau auf der Grenze der Schweiz zu Italien liegt. Er ist ein gut gelegener Aussichtsberg mit beeindruckendem Ausblick auf das Sottoceneri und die Poebene. Wenn jedoch auf der Sonnseite bereits grosse Schneeflächen auszumachen sind, empfiehlt es sich, den Berg in westlicher Richtung, entlang der Höhenkurve zu umschreiten. Ansonsten führt der gepflegte, deutlich markierte Wanderweg erst auf der Südseite durch den kargen Buchenwald. Hier gibt es uralte, riesige Einzelbäume zu bewundern. Was die dicken Baumstämme wohl zu erzählen hätten? Die letzten Meter auf dem Grat können von starkem Wind geprägt sein. Ein Verbleib auf dem freistehenden Gipfel kann ungemütlich werden. Der Zickzackabstieg in Richtung Alpe Bolla ist kurz und heftig. Hier, auf der Schattseite, können Schneereste das Durchkommen erschweren. Lebhaft kann man sich vorstellen, wie im dämmrigen Licht einst die Schmuggler mit ihrer Ware unterwegs waren. Heute sind die Zöllner der Alpe Bolla längst abgezogen. Die Entschädigung für den steilen Abstieg folgt jedoch bei Pian di Scagn, wo die Sonne die Südhänge aufwärmt und im Februar kräftige Christrosenstauden blühen. Die Aussicht auf das Monte-Rosa-Massiv ist eine Augenweide. Via Berghaus Alpe Bolla, das im Winter geschlossen ist, gehts durch den Buchenwald der Höhenkurve entlang wieder zurück in Richtung Brè, aus dem Schatten, der Sonne entgegen.
Von der Schwägalp nach Urnäsch Nr. 1142
Schwägalp — Urnäsch • AR

Von der Schwägalp nach Urnäsch

Diese aussichtsreiche Wanderung im Alpsteingebiet führt von der Schwägalp am Fuss des Säntis hinunter nach Urnäsch, dem Herkunftsort von Eishockeytorwart Jonas Hiller und der früheren Skirennfahrerin Sonja Nef. Dabei wandert man auf Alpsträsschen an verschiedenen Alpen vorbei, quert auf schmalen, gewundenen Pfaden Wälder und farbige Moorlandschaften, kommt an märchenhaften Häusern vorbei und wird auf langgestreckten Höhenzügen von überwältigenden Ausblicken überrascht. Der Säntis mit seinen schroffen Felsen und Steilwänden ist dabei allgegenwärtig. Im attraktiven Wandergebiet um die Schwägalp ist man selten alleine unterwegs: Zusammen mit vielen anderen meistert man den kurzen Aufstieg zur Chammhaldenhütte mit ihrer einladenden Aussichtsterrasse. Dies ist unterwegs die einzige Möglichkeit zum Einkehren. Die meisten Wanderer biegen beim Langälpli ab hinauf zum Kronberg und schweben von dort mit der Luftseilbahn hinunter zum Bahnhof Jakobsbad. Richtung Spitzli geht es in leichtem Auf und Ab einem Gratrücken entlang weiter. Dabei gibt es herausfordernde Tiefblicke in die erstaunlich steilen Hänge. Von oben scheint Urnäsch schon ganz nah zu sein. Doch bevor man sich dort unten eine Erfrischung gönnen kann, ist zuerst ein steiler Abstieg vom Spitzli hinunter nach Grossdürren zu meistern. Etwas weniger steil geht es dann den sonnenbeschienenen Hängen entlang weiter über Blattendürren hinunter nach Urnäsch. Vor der Abreise mit dem Zug lohnt sich ein Rundgang durch den hübschen Dorfkern mit gut erhaltenen Häusern in regionaltypischer Architektur. Am 13. Januar treiben sich hier jeweils die bekannten Silvesterkläuse herum, die weit über die Grenzen von Urnäsch und dem Appenzell bekannt sind.
Fabelhafte Areuse Nr. 1143
Noiraigue — Boudry • NE

Fabelhafte Areuse

Ein Fluss, wie eine Wundertüte. Immer, wenn man meint, das sei es gewesen, dreht die Areuse noch einmal auf. Überrascht, fasziniert und bezaubert. Und das schon seit über 100 Jahren. 1886 entstand der Verein «Sentiers des Gorges de l’Areuse». Sein Ziel: Die Wege, Pfade, Treppen, Geländer und Brücken entlang der Gorges de l’Areuse zu unterhalten. Und das sind nicht gerade wenige. Der Lauf des mal wilden, mal zahmen Flusses wird auf der Wanderung von Noiraigue bis Boudry ganze 17 Mal überquert - vom einfachen Metallsteg über die moderne Designbrücke bis zur berühmten Steinbogenbrücke beim Saut de Brot. Mal spaziert man bequem am breiten Ufer des Flusses, mal schaut man bang in die Tiefe, wo das Wasser fast nicht mehr sichtbar ist. Die Areuse ist ein Zufluss des Neuenburgersees, sie fliesst durch das Val de Travers. Ausgangspunkt der Wanderung ist Noiraigue. Bald senkt sich der Weg in die Schlucht. Man passiert ein Wasserkraftwerk. Es ist das erste von vielen. Die Wasserkraft der Areuse wird seit dem 14. Jahrhundert genutzt. Kurz darauf leuchten grün bemooste Steine mystisch im trägen Wasser. Doch der Schein trügt: Es folgt der Saut de Brot, diese Stelle war unpassierbar, bevor 1876 der Wanderweg gebaut wurde. Er führt über Treppen und Brücken, die Areuse brodelt tief unterhalb in der Schlucht. Nach einem kurzen Stück durch den Wald erreicht man Champ-du-Moulin-Dessous. Die Areuse ist nun breiter und gebändigter, kurz nach der Pont de Vert gibt es einen riesigen überhängenden Felsen, auf den ein kleiner Pfad steil hinaufführt. Doch die Areuse lockt, sie zwängt sich wieder durch eine enge Schlucht, hat sich tief in die Erde gefressen, der Weg ist ausgesetzt und spektakulär. Nach der Pont des Clées wird es ruhiger, etwas später erkennt man die ersten Häuser von Boudry - und ist fast ein bisschen wehmütig, die Wildheit hinter sich zu lassen.