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Nella valle del Vedeggio verso Tesserete Nr. 1670
Isone, Paese — Tesserete, Stazione • TI

Nella valle del Vedeggio verso Tesserete

15 chilometri di lunghezza, 2,4 miliardi di franchi spesi, progettata per velocità fino a 250 km/h: la galleria di base del Ceneri completa il potenziamento dell’infrastruttura ferroviaria sul versante sud del San Gottardo e da settembre 2020 avvicinerà ancora di più il Ticino al resto della Svizzera. Sopra la galleria di base del Ceneri non ci si accorge per niente dell’alta velocità. Fra Isone e Tesserete, nella valle del fiume Vedeggio, regnano la pace, la tranquillità e la natura primordiale. Faggeti estesi, cascate vivaci, malghe solitarie e sentieri giocosi accompagnano l’escursionista. Difficile credere che sotto le proprie suole sfreccino i treni nella nuova galleria. Isone, grazioso paesino di 380 anime e fucina dell’élite dell’esercito, è il portale di accesso all’escursione. Lungo il cammino verso Gola di Lago l’Alpe Muricce e l’Alpe di Zalto invitano a fare una sosta. Il panorama che si gode dal Pizzo di Claro sopra il Camoghè fino al Monte Tamaro è un sogno. Dopo Gola di Lago si presenta alla vista il Monte Bar. Le sue foreste sono state disboscate nel 19° secolo per alimentare le fornaci dell’industria metallurgica. Sul «nostro» lato della valle continuano a ondeggiare imperterrite nel vento le innumerevoli betulle. Il paesino rustico di Condra e il convento di Santa Maria Assunta, primo convento cappuccino della Svizzera, sono gli ultimi momenti clou.
Escursione alla cima del Monte Caslano Nr. 1660
Caslano stazione — Magliaso • TI

Escursione alla cima del Monte Caslano

In Svizzera le rose di Natale selvatiche crescono unicamente nel sud del Ticino. Come rivela il nome, spesso fioriscono già nel periodo natalizio, ma i fiori di un bianco luminoso si vedono anche fino a marzo. Un luogo in cui se ne trovano copiosamente è il Monte Caslano. Il promontorio roccioso boschivo, detto Sassalto dalla gente del posto, si erge come un’enorme gobba al margine della piana alluvionale nel Malcantone. Il suo punto più elevato è a soli 250 metri circa sul livello del lago. Eppure, con alcuni pendii ripidi, pareti rocciose e sentieri stretti, presenta un vero carattere montuoso. In generale si può scalare facilmente, a meno che nella regione non si trovi eccezionalmente della neve. In inverno, purtroppo, la salita e la discesa sono un po’ faticose: poiché i battelli non circolano bisogna optare per un percorso con rivestimento duro più lungo. La graziosa parte vecchia del paese di Caslano si trova alle falde del Monte Caslano. La salita alla cima si estende in un semicerchio attraverso il pendio meridionale. In alto si trova una piccola cappella che si erge al margine di una falesia rocciosa. La vista sul lago e sul Sottoceneri è magnifica. Dal lato occidentale del Sassalto, una breve ma ripida discesa conduce attraverso un bosco di latifoglie e palme a Torrazza. Il paesino si trova sulla parte più stretta del Ceresio, lago che, essendo largo qui poche dozzine di metri, sembra piuttosto un fiume. Oltre lo specchio d’acqua si vede il paese limitrofo italiano di Lavena e si può fare un cenno di saluto ai passanti che lì passeggiano lungo la riva. Tornando indietro verso Caslano si arriva a un sentiero rivierasco che, lungo una stradina e poi una passeggiata pittoresca, si snoda fino al borgo di Piatta.
In einer Stunde um den Berg Nr. 1696
Caslano Stazione • TI

In einer Stunde um den Berg

Einen Berg zu Fuss umrunden in etwas mehr als einer Stunde, ist das möglich? Ja, am westlichsten Seezipfel des Lago di Lugano, wo sich auf einer Halbinsel der Monte Caslano, auch als Sassalto bekannt, erhebt. Selbst mit einer Gipfelhöhe von "nur" 525 Meter über Meer präsentiert er sich den Besuchern bereits bei der Anfahrt nach Caslano im besten Licht. Die kurze, jedoch landschaftlich reizvolle Wanderung startet bei der gleichnamigen Station und führt entlang der Via Stazione zum ältesten Dorfteil direkt beim See. Ein Abstecher in die engen Gassen des typischen Tessiner Dorfes lohnt sich dabei allemal. Beim Dorfplatz, beziehungsweise der Piazza, folgt man den Wegweisern "Giro/Tour Monte Caslano" und macht sich via "Poncione - Torrazza" im Uhrzeigersinn auf den Weg. Schon bald sind die letzten Häuser von Caslano hinter uns und es folgt eine sehr interessante Naturlandschaft. Hier gibt es auf kleinstem Raum eine Vegetation, welche für die gesamte Tessiner Region repräsentativ ist und daher auch unter dem Schutz der Eidgenossenschaft steht. So sind entlang des Weges Linden, Ulmen, Robinien, Kirschbäume, Kastanien, Eschen, Ahorn sowie zahlreiche Sträucher zu finden. Dank den verschiedenen Gesteinsarten aus unterschiedlichen Zeitepochen ist die geologische Sicht ebenfalls interessant. Hinweise dazu gibt es auf den zahlreichen erklärenden Bildtafeln. Auf halber Strecke erreicht man das kleine Dorf Torrazza, wo schöne Blicke ins schweizerisch-italienische Dorf Ponte Tresa auf den Wanderer warten. Der Rundgang endet auf der Piazza und mündet wieder auf den Weg zurück zur Station Caslano. Trotz des hohen Hartbelagsanteils lohnt sich diese abwechslungsreiche Rundwanderung.
Über die spektakuläre Ponte Tibetano Nr. 1697
Monte Carasso, Cunvént — Sementina, Via Locarno • TI

Über die spektakuläre Ponte Tibetano

Bauwerke aus den unterschiedlichsten Zeitepochen sind die Begleiter auf dieser eindrucksvollen Rundwanderung oberhalb der Magadinoebene bei Bellinzona. Den Anfang macht das kürzlich restaurierte historische Dorf Curzútt, danach wartet die Kirche San Bernardo mit den jahrhundertealten Fresken und als Highlight folgt die Hängebrücke Carasc, mit 270 Metern eine der längsten der Schweiz. Bei der Talstation der Bergbahn nach Mornera beginnt der teilweise recht steile Aufstieg durch Rebberge und Wälder, immer den Wegweisern �Corte di Sotto Curzútt� folgend. Es ist daher angebracht, hie und da zu verharren, um einen Blick zurück ins Tal zu werfen. In Curzútt wird eine ausgiebige Rast zur Pflicht, um sich umzusehen und die Ruhe zu geniessen. Die alte Siedlung dient als Beispiel dafür, dass man früher nicht in der Magadinoebene lebte, sondern höhere Lagen bevorzugte. Weiter geht es zur Kirche San Bernardo, deren Wurzeln aus dem 11./12. Jahrhundert stammen. Hier lohnt sich der Blick auf die kunstvollen Fresken im Inneren. Danach gilt es nochmals einige Höhenmeter auf- und abwärts zu bewältigen, bevor man unvermittelt vor der kühnen Ponte Tibetano Carasc steht. Etwas schwindelfrei sollte man schon sein, um die bis zu 130 Meter über dem Bachbett führende Hängebrücke zu begehen. Dank den stabilisierenden seitlichen Tragseilen hält sich die Schwingung jedoch in Grenzen. Nach der Überquerung folgt man dem Wegweiser bis nach San Defendente, wo sich auf einer Lichtung eine kleine Kirche und einige Häuser befinden. Das verbleibende Wegstück hinunter und zurück ins Tal nach Sementina führt durch Wälder und an zahlreichen Rebbergen vorbei.
Sulla Cima di Medeglia nel Monte Ceneri Nr. 1650
Medeglia • TI

Sulla Cima di Medeglia nel Monte Ceneri

La Val d’Isone è nota soprattutto perché sede della Scuola dei granatieri dell’Esercito svizzero, ma vanta anche un grande e variegato potenziale escursionistico. Grazie alla nuova galleria di base del Gottardo, i sentieri escursionistici nella regione del Monte Ceneri sono più vicini. Da Medeglia, adagiata sul versante soleggiato ben al di sopra del torrente Medeggio, il sentiero escursionistico sale attraverso un dedalo di stradine fino a un bosco di castagni. In ottobre, le foglie, i ricci aculei e le castagne giacciono sul sentiero ricoperto di lastre di pietra, tanto che i caldi raggi solari penetrano nel suolo quasi senza ostacoli. Passando davanti a rustici ristrutturati per case di vacanza si sale verso una pianura con zone umide che in autunno brillano al sole di un marrone dorato. Subito dopo Camarè si raggiunge un’altura, da cui si ammirano la valle di Magadino, oltre 1000 m sotto, e i castelli di Bellinzona. Una vecchia stradina militare conduce fin quasi alla vetta della Cima di Medeglia. Dopo una fredda notte autunnale, qui sul lato nord, sul bordo dei sentieri si formano dei ghiaccioli. Qualche passo più su ci si ritrova esposti al sole sulla vetta di 1259 m. Nonostante la salita relativamente breve, sulla Cima di Medeglia si è ripagati da un panorama grandioso a 360°: a est i pendii imbiancati del Monte Bar e Gazzirola; a sud, il Monte Generoso con il ristorante in vetta a forma di fiore di pietra progettato da Mario Botta e, a ovest, il Monte Tamaro con la chiesa di Santa Maria degli Angeli, anch'essa di Botta. Quando a nord le ombre strisciano lentamente oltre il Lago Maggiore su Locarno, è ora di iniziare la discesa che, lungo il lato soleggiato, riconduce nuovamente al punto di partenza a Medeglia.
Castagne, scale e rustici in Ticino Nr. 1505
Maggia • TI

Castagne, scale e rustici in Ticino

Numerose lastre di pietra sono state accuratamente accatastate per formare scale, sentieri e passerelle, tanto che in passato diversi capi di bestiame sono passati da qui verso i pascoli della Valle del Salto. Il grande impegno nella costruzione dei sentieri dimostra quanto fossero importanti le Alpi per assicurare la sopravvivenza dei montanari. Oggi sono rimaste solo poche capre e naturalmente gli escursionisti, che possono immergersi nell’antico patrimonio culturale ticinese percorrendo l’itinerario circolare. Arrivati alla Cappella della Pioda il sentiero si divide: il lato destro (orograficamente sinistro) della valle è ombreggiato e fresco anche in estate, l’ideale per salire. Il sentiero, costeggiato da castagni secolari, passa accanto a rifugi alpini, alcuni decadenti, altri meravigliosamente rinnovati e utilizzati oggi come rustici o case di vacanza. Grazie a questo utilizzo vengono preservate radure, che favoriscono la biodiversità e che fanno parte dell’attrazione escursionistica. In fondo alla valle, dove una piccola diga attraversa il Riale del Salto, ecco la grande sorpresa: due piscine naturali con acqua cristallina invitano a una nuotata rinfrescante. Dopo questo ristoro, l’ultima salita verso il punto più alto dell'escursione sembrerà facile, il versante soleggiato della valle è tutto in discesa! Poco prima della Cappella della Pioda, un vecchio ponte in pietra, costruito ad arte e ad altezze vertiginose, conduce dall'altro lato del torrente. Qui si conclude l’itinerario e ciò che si è perso durante la salita, sarà recuperato: basta contare i gradini che, attraverso il vigneto, scendono di nuovo verso Maggia...
Val Bavona autunnale Nr. 1560
San Carlo — Roseto • TI

Val Bavona autunnale

Le Alpi sopra la stretta Val Bavona sono l’esatto contrario della valle. Sono vaste, ariose e in autunno si riempiono di colori. Spesso i percorsi si dipanano lungo scalinate costruite a picco sui fianchi verticali. È impegnativa, ma può essere tranquillamente suddivisa anche in due giornate, con un pernottamento al Rifugio Piano delle Creste. Di fronte al borgo di San Carlo, il percorso sale inizialmente attraverso un fitto bosco di faggi e, successivamente, attraverso un rado bosco di betulle e larici. A quota 1700 metri si raggiunge il limite degli alberi. Poco dopo si incontrano gli edifici di alpeggio di Corte Grande, uno dei primi insediamenti alpini. Il percorso si snoda ora lungo ruscelli e cespugli di ontano. Un segno inequivocabile che l’uomo si è ritirato: l’agricoltura alpestre in Val d’Antabia è stata infatti abbandonata nel 1967. Gli edifici di alpeggio di Pianascióm sono stati convertiti nel Rifugio Piano delle Creste. Da qui il percorso sale brevemente in direzione dei Laghetti d’Antabia. Al primo laghetto, il percorso per l’Alpe di Solögna devia a sinistra e, attraversando lastre di roccia e sassi alternati a una vegetazione brulla, si giunge alla Bocchetta Fornasèl. Nei 300 metri successivi si attraversano i sassi della ripida valle laterale del Mött dell’Alpe di Solögna, fino a raggiungere una spalla di roccia. Da qui in avanti occorre procedere con un po’ di intuizione e buon senso, essendo il percorso scarsamente segnalato; si scende in direzione sud-est attraverso un’ampia fessura in una fascia rocciosa, raggiungendo così gli edifici alpini di Sedone. Da qui il percorso, di nuovo in buone condizioni, conduce dapprima ai borghi alpini di Corte Grande e Corte Nuovo poi, come in Val d’Antabia, attraversa un rado bosco di larici e ripide scalinate in pietra sapientemente costruite sul pendio, scendendo infine verso Roseto.
Ad alta quota sulla Valle Verzasca Nr. 1561
Frasco, Chiesa — Lavertezzo, Paese • TI

Ad alta quota sulla Valle Verzasca

In una bella giornata autunnale, nulla fa presagire quanto possano essere selvagge e, talvolta, pericolose le montagne del Ticino settentrionale. Fa eccezione il segno giallo sul campanile della chiesa di San Bernardo, che mostra l’altezza della valanga che nel 1951 uccise cinque persone a Frasco. Da qui inizia l’escursione di due giorni, che risale i ripidi pendii fino a 2433 metri sul livello del mare, scendendo poi nella romantica Valle Verzasca. Si parte con calma costeggiando il Riale d’Efra fino all’ex malga Montada. Poco più in alto, diversi torrenti confluiscono creando cascate che sgorgano dai ripidi pendii. Il percorso sale poi lungo vari tornanti fino all’Alpe dell’Efra e al Lago d’Efra. In autunno, questo è un paradiso degli amanti dei mirtilli. Dal lago si raggiunge in mezz’ora la Capanna Efra, dove si farà tappa. Nel rifugio autogestito sono disponibili bevande e provviste per pasti frugali. Dopo una notte tranquilla all’interno dell’ex stalla, si prosegue verso il Passo di Gagnone, dove si apre una splendida vista sulla Leventina e sulle Alpi Grigionesi meridionali. Per raggiungere il punto più alto, la Bocchetta dello Scaiee, restano ancora 200 metri di dislivello e un tratto di strada abbastanza esposto, ma assicurato con catene. Vale la pena fare una piccola deviazione fino alla vetta dello Scaiee. La lunga discesa fino a Lavertezzo conduce attraverso il valico di Bassa di Motto all’Alpe Mazèr, un tempo maestosa. Da qui si prosegue lungo splendidi sentieri in lastre di pietra fino a Corte Nuovo e si scende verso Agro lungo un ripido percorso. Seguendo la valle, si raggiunge in un’ora e tre quarti Lavertezzo, con il famoso ponte ad arco sulla Verzasca.
I borghi della Valle Verzasca Nr. 1562
Lavertezzo, Paese — Motta • TI

I borghi della Valle Verzasca

Questa escursione su un percorso ombreggiato fino a Revöira è un tuffo nella vita degli abitanti della Verzasca, quando la maggior parte di essi erano ancora commercianti di bestiame. È segnalato come percorso etnografico. L’impegnativa escursione per famiglie parte dalla chiesa di Santa Maria degli Angeli a Lavertezzo. Un sentiero lastricato sale in direzione della valle verso Sambugaro. Il percorso incrocia il paese sulla strada principale, per poi inoltrarsi nel bosco. Ci si trova subito circondati da ombrosi boschi misti di latifoglie e si inizia lentamente a salire. Il percorso è disseminato di edicole votive, piccoli luoghi di culto: in passato la via era molto trafficata e Revöira era un luogo importante, una malga dove gli abitanti della Verzasca pascolavano il bestiame prima e dopo l’alpeggio, raccogliendo più fieno possibile durante l’estate, anche nelle fasce rocciose della Föpia, l’imponente montagna che domina Revöira. L’aspetto più sorprendente è che a Revöira non esistono né fonti né ruscelli! Per questo gli abitanti della Verzasca raccoglievano l’acqua piovana e l’acqua di falda dove possibile. Le enormi cisterne di Revöira sono estremamente impressionanti. Dopo aver visitato gli edifici e gli impianti, il percorso scende attraverso il bosco fino a Casa di Dentro, un successivo nucleo con vasche monolitiche in cui veniva raccolta l’acqua piovana. Anche il recinto circondato da mura di un certo Gioaquin è sorprendente. Il percorso digrada ora lungo il fianco della valle, fino a trasformarsi in un sentiero ripido che scende con stretti tornanti fino al borgo di Motta sulla Verzasca che, dopo la deviazione nel mondo delle malghe e dell’acqua che scarseggia, invita a godersi un buon bagno fresco.
Nel bosco autunnale di Lodano Nr. 1563
Ponte di Lodano • TI

Nel bosco autunnale di Lodano

Il bosco nella Valle di Lodano in passato non esisteva. Quando gli alberi hanno iniziato a crescere, per molto tempo sono stati abbattuti senza alcun riguardo. Da quasi 50 anni, quella che oggi è una riserva naturale è stata finalmente risparmiata e in un futuro forse non troppo lontano diverrà patrimonio mondiale dell’UNESCO. Chi si inoltra nella valle attraverso il bosco scoprirà una grande varietà di alberi e in autunno potrà persino raccogliere castagne. Il percorso ad anello ha inizio alla fermata dell’autobus e conduce al paesino di Lodano. Alla chiesa si svolta a destra in direzione di Ronchi, con il suo piccolo vigneto. Subito dopo, un segnavia indica la direzione di Solà e ha inizio una salita che costeggia un lungo muro a secco. Se ne troveranno altri in mezzo al bosco, costruiti quando i terreni erano ancora adibiti a pascolo. Il percorso prosegue in salita fino a Solada d’Zott, dove vi attende un borgo con tipiche case ticinesi, con i loro pergolati ricchi di grappoli uva in autunno. Durante la salita ci si imbatte spesso in antiche carbonaie e in tracce di cavi che un tempo venivano tesi fino a valle. Su queste corde, chiamate bordion, i lavoratori appendevano rami sistemati a forchetta, su cui appoggiavano tronchi d’albero, lasciando poi scendere il tutto a valle. Fino alla metà del secolo scorso vaste aree forestali sono state disboscate in questo modo per la produzione di legname. Giunti a Solà, si prosegue in direzione di Canigèe, poi di Castello. Imponenti castagni e faggi sono disseminati lungo il percorso, che a Castello cambia lato della valle, scendendo di nuovo verso Lodano. Poco prima, a Predagrossa, si lascia il percorso segnalato verso sinistra e ci si inoltra di nuovo nel bosco, costeggiando un muro a secco. A breve si giunge a una carbonaia ricostruita e a un bordion, due simboli dei tempi passati. A Scaleta si può abbreviare il percorso, imboccando la stradina in direzione est fino alla fermata dell’autobus.
Escursione di due giorni sul confine Nr. 1559
Bogno — Brè sopra Lugano • TI

Escursione di due giorni sul confine

Le curve sembrano quasi infinite fino a quando, finalmente, si giunge a Bogno, in fondo alla Val Colla. Dal paese si snoda un percorso in salita che attraversa prati di montagna, case di villeggiatura isolate e un rado bosco, fino a raggiungere il Passo di San Lucio. Da qui si può godere per la prima volta di una vista sull’Italia. D’ora in poi, per due giorni sarete sempre sul confine, con i piedi a volte in Italia e a volte in Svizzera. Qui si alternano rose alpine, aspre rocce e ameni pascoli. Dietro ogni curva si cela un panorama sempre nuovo e inatteso, che aiuta ad affrontare i dislivelli quasi senza sforzo. In serata si scende attraverso il bosco fino alla Capanna Pairolo, un rifugio dal fascino italiano, dove il team è estremamente cordiale e la specialità della casa è la polenta. Il mattino seguente si parte in direzione dei Denti della Vecchia, montagne calcaree molto apprezzate anche dagli scalatori, che si ergono ripide verso il cielo e che, con il lago di Lugano sullo sfondo, costituiscono un soggetto fotografico assai pittoresco. Si scende poi verso l’Alpe Bolla, una capanna che si trova leggermente più in basso oltre il percorso suggerito. Inizia quindi la ripida salita al Monte Boglia. Da qui si può godere per l’ultima volta di un panorama a 360 gradi e lanciare un ultimo sguardo nostalgico all’Italia prima di iniziare a scendere verso la Svizzera. La discesa dolce attraverso il bosco permette di non affaticare troppo le ginocchia mentre l’ultimo tratto, più ripido, si fa sentire. Vale la pena fare un piccolo tour nell’ameno paese di Brè sopra Lugano.
Lucciole sul fiume Verzasca Nr. 1551
Sonogno — Brione Verzasca • TI

Lucciole sul fiume Verzasca

L’escursione permette di entrare nel mondo delle lucciole. Questi insetti notturni non sono così facili da trovare. Ma se si cerca in piena estate sul fondovalle vicino al fiume Verzasca, in una sera di bel tempo tra le 22 e mezzanotte, le probabilità di successo non sono male. Ci vogliono naturalmente anche un po’ di pazienza e una buona dose di fortuna. Ma l’esperienza poi è indimenticabile: circondati da questi puntini luminosi ci si sente un po’ come in una favola. Il giro conduce da Sonogno fuori valle verso Brione. Poco prima di arrivare a destinazione si incontrano prati aperti, molto apprezzati da questi insetti notturni. Il sentiero è facile da trovare poiché segue il corso del fiume verso Brione e Lavertezzo. Un po’ attraverso il bosco, un po’ vicino all’alveo sassoso con i suoi omini di ciottoli, si scende dolcemente lungo la riva destra della Verzasca. Poco dopo il paese di Frasco il percorso attraversa il fiume passando su un ponte pedonale e ciclabile. Chi ha la fortuna di trovare le lucciole, assisterà alla grande festa dell’accoppiamento, poiché con la loro luce gli insetti si attirano l’un l’altro. Le femmine stanno a terra o sui fili d’erba, mentre i maschi volano alla ricerca della compagna adatta. Il periodo più lungo della loro vita, tuttavia, le lucciole lo passano sotto forma di larve. Dopo la schiusa le femmine vivono solo da una a tre notti, i maschi circa due settimane, mentre le larve molto poco appariscenti crescono per ben due anni. Non stupisce dunque che queste lucine magiche non siano facili da trovare. Per osservare indisturbati le lucciole conviene attrezzarsi per la notte in anticipo, in modo da potersi poi incamminare tranquillamente in tarda serata.
Nevère del Monte Generoso Nr. 1588
Generoso Vetta • TI

Nevère del Monte Generoso

Stili diversi si incontrano sul Monte Generoso! Di fronte alla stazione a monte della Ferrovia Monte Generoso, il ristorante «Fiore di pietra» accentua il fascino questo luogo dal 2017. L’architetto di fama mondiale Mario Botta ha creato per la montagna di casa un’opera di torri in pietra e facciate di vetro a specchio, la cui forma ottagonale ricorda un fiore. A poco meno di un chilometro, invece, un ripido pendio ospita reperti archeologici del XVIII e XIX secolo: le nevère, frigoriferi di pietra. Questi piccoli monumenti raccontano di un'epoca in cui il monte era ancora nelle mani dei contadini che, dovendo conservare il latte al fresco prima della produzione del burro, realizzarono costruzioni cilindriche in pietra, interrate per due terzi e coperte da un tetto piano. D’inverno venivano riempite di neve per poi conservarvi il latte d’estate. In un semplice percorso ad anello se ne possono ammirare 11. Dopo l’arrivo in treno però è d’obbligo andare alla vetta che regala una vista indimenticabile sul Ticino meridionale, sul Piemonte, sulle Alpi e sul lago di Lugano. Poi si torna alla stazione da cui inizia il percorso in direzione di Piana e Nadigh, alpi deserte, dove si trovano tre nevère. All’Alpe Nadigh si può anche scendere in una grotta di neve. Poi si prosegue fino all’Alpe Génor, un vero gioiellino, seguendo uno storico muro di lastre in pietra. Su una panchina sotto gli alberi si può assaporare il silenzio, finché inizia a far caldo. Infine, sotto al sole si giunge ad un sentiero che porta dalla stazione Bellavista alla vetta del Monte Generoso. Qui, si trova l’ultima nevèra. Sull’alpe pascolano ancora delle mucche, che si riparano all’ombra dell’opera di Botta.
Da San Lucio al Monte Bar Nr. 1589
Bogno — Corticiasca • TI

Da San Lucio al Monte Bar

Vicino all'ex edificio di confine a Bogno, il sentiero si dirama dalla strada e sale alla Val Giumela verso l’Alpe di Cottino, attraversando boschi ombrosi. Lungo il percorso, dei cartelli raccontano la storia della valle che, dopo devastanti catastrofi causate dallo sfruttamento eccessivo del suolo, fu rimboschita a partire dagli anni 1880. Oggi, nella Val Colla c’è molto più bosco di 150 anni fa e le alpi sotto la Gazzirola minacciano di diventare boschive. Per prevenire gli arbusti, sull’Alpe di Cottino pascola una mandria di 360 mucche. Un’ultima breve salita porta alla Capanna San Lucio. Vicino si trovano il Passo di San Lucio, l’omonimo rifugio italiano e la chiesa medievale di San Lucio. La vista è spettacolare: dall’italiana Val Cavargna fino al lago di Como, dalla Val Colla fino al lago di Lugano e il Monte Rosa. Dietro il Rifugio San Lucio il sentiero prosegue fino all’Alpe Pietrarossa e in direzione del Monte Bar. Si snoda attraverso un terreno quasi sempre alla stessa altitudine. Sull’Alpe Pietrarossa ci sono mucche, capre e pecore per la produzione di formaggio. Procedendo fino al rifugio Piandanazzo si mantiene l’altitudine e percorrendo la strada forestale si raggiunge la Capanna Monte Bar che ricompensa del cammino con il suo splendido panorama. L’ultimo tratto del sentiero attraversa l’Alpe Mugatina, prati e boschi e giunge a Corticiasca e alla stazione del bus.
In alto sopra la Valle Maggia Nr. 1584
Ponte Brolla — Maggia • TI

In alto sopra la Valle Maggia

Un mare di felci, un ponte di pietre sapientemente accatastate una sull’altra, tre asini vicino alla scarpata: nella piccola valle lungo il torrente Ri da Riei regna la tranquillità. Solo la cima del Colma lo separa dalla più frequentata Valle Maggia e crea un mondo selvaggio dove piante e alberi possono crescere intatti. Case di pietra abbandonate e in parte diroccate sono testimoni di un’epoca passata. L’inizio dell’escursione a Ponte Brolla è impressionante: non appena si guarda dal ponte nelle limpide acque turchesi coperte solo da alcune foglie di palma, ogni preoccupazione quotidiana è bell’e dimenticata. Dopo Tegna il sentiero sale ripido su lastre di pietra fino alla piccola cappella di Sant’Anna. Vale la pena voltarsi: la vista sul delta del fiume Maggia e sul lago Maggiore è grandiosa. Attraverso la valle incantata lungo il Ri da Riei si raggiunge la frazione di Streccia, che fa da spartiacque. Castagni giganteschi, tronchi cavi e tronchi d’albero costeggiano di tanto in tanto il sentiero. Una tavola informativa spiega che i castagni si definiscono giganti a partire da una circonferenza di sette metri. Intorno a Dunzio se ne trovano tre esemplari. Hanno un’età compresa tra i 350 e i 700 anni, e sono sopravvissuti a incendi boschivi, malattie e fulmini. Sono considerati monumenti naturali d’importanza nazionale. Da Dunzio, il sentiero si snoda per alcuni chilometri su una stradina asfaltata, prima di trasformarsi nuovamente in un sentiero escursionistico a se stante. Lentamente ci si immerge nella Valle Maggia abitata. Tra i ben conservati paesini di Aurigeno e Moghegno ci attende un’altra attrazione della regione: la piccola deviazione verso la cascata del Ri di Dentro, che si riversa su uno spigolo roccioso in una pittoresca conca. Attraverso il nuovo ponte, raggiungiamo Maggia, la nostra destinazione finale.
Funambolismo sulla gola di Sementina TI Nr. 1491
Monte Carasso, Cunvént • TI

Funambolismo sulla gola di Sementina TI

È un’elegante struttura di funi metalliche e assi di legno, lunga 270 metri, stesa come una ragnatela a 130 metri sopra il fiume. Il «ponte tibetano» sopra la gola di Sementina è un ponte sospeso, come quelli che si vedono nelle foto del Nepal o del Tibet. Attrazione imponente, apprezzata meta di gite e popolare soggetto fotografico, soprattutto nei fine settimana. Una radiosa giornata di ottobre invita a fare un’escursione da Monte Carasso nella ripida valle. Partenza nel paese di Sementina. Da qui il sentiero conduce nella gola. I castagni riparano dal sole autunnale e molte castagne giacciono lungo la strada, nascoste sotto le foglie fruscianti. Il sentiero si arrampica ripido verso la parte alta della valle. Dopo circa due ore di cammino, gli alberi si diradano svelando il grande ponte sospeso. Qui si concentrano i visitatori: tutti cercano di scattare la foto perfetta di se stessi sul ponte. «Ora tutti giù dal ponte!», dice ridendo una di loro. Un po’ innervosita, una giovane donna commenta la scena: «Questa famiglia ha già scattato abbastanza foto, ora è il nostro turno.» Un’altra la calma: «Ciascuno può starsene qui quanto vuole.» Nel frattempo la famiglia si sposta verso il centro del ponte e le giovani donne si preparano per il selfie. L’attraversamento del ponte è una vera esperienza. Dondola un po’ e attraverso le assi di legno si possono vedere le cime degli alberi laggiù in basso. Chi soffre un po’ di vertigini si aggrappa al parapetto, altri percorrono molto vivacemente la leggera costruzione. Il rientro a Monte Carasso è facile e si snoda sull’altro lato della valle. Qui, poco dopo il ponte, si incontra una vecchia carbonaia, poi si scende nuovamente attraverso boschi di castagni e prati di felci fino a raggiungere i primi rustici e palmeti.
Sull’altopiano della Greina Nr. 1590
Pian Geirett — Diga di Luzzone • TI

Sull’altopiano della Greina

La Greina ha ispirato pittori, fotografi e poeti. Con le loro opere hanno scolpito la sua immagine nella mente delle persone e hanno anche contribuito al fatto che non sia stata allagata e sia quindi oggi visitabile a piedi. L'escursione inizia a Pian Geirett, la fine della Val Camadra. Da qui si scende lungo il Brenno della Greina, si attraversa un ponte e si prosegue per un breve tratto attraverso la pianura alluvionale. Qui il sentiero, in un ampio arco, sale fino alla Capanna Scaletta, che si trova su una roccia con una magnifica vista sulla valle. Dalla capanna si prosegue in fondo alla valle fino al Passo della Greina. È il passaggio al famoso altopiano della Greina, dove scorre il ruscello Rein da Sumvitg. A 2230 m, si prende il sentiero verso sud a destra per raggiungere il punto in cui si incrocia con quello della Val Sumvitg e dell’Alpe di Motterascio. Dopo una breve salita verso sud ci si trova sullo spartiacque Crap la Crusch e di nuovo in Ticino. Poi lungo Piz Ner e Pizzo du Güida, attraverso l’Alpe di Motterascio si arriva all’omonima capanna. E qui comincia la discesa. Ripida e costellata da numerosi tornanti lungo un sentiero alpino recentemente ampliato per facilitare l’agricoltura alpestre, prosegue fino al Lago di Luzzone, le cui sponde sono percorribili su una strada alta fino all’Alpe Garzott. Da qui c’è il sentiero alpino per la stazione del bus Alpin all’ingresso del tunnel, a solo un chilometro dalla fine del lago e dalla diga.
Sulla cima del Pilone Nr. 1449
Spruga — Comologno • TI

Sulla cima del Pilone

Generalmente i fiumi nascono in Svizzera per poi scorrere nei Paesi limitrofi. Dall’alto del monte Pilone, che segna il confine di stato, si ha la conferma che il torrente Isorno è l’eccezione a questa regola. Guardando giù dalla cima si può infatti ammirare la fonte dell’Isorno, che sgorga in territorio italiano. Il punto di partenza per questa escursione è Spruga. Il sentiero a gradini si inerpica ripido fra pascoli e case fino al paesino di Pian Secco. Da qui, attraverso un luminoso bosco di larici, il sentiero largo continua fino all’Alpe Pesced e conduce poi al Passo del Bùsan attraversando il fianco del monte Munzelüm. Un sentierino ben tenuto porta fino in cresta al Pilone. Qui corre il confine di stato. Una convenzione stipulata nel 1806 tra il Regno d’Italia, il Ticino e la Confederazione assegnò la parte più alta della valle all’Italia, mentre gli insediamenti abitativi rimasero alla Svizzera. Dalla cima, volgendo lo sguardo a sud, si offre alla vista un paesaggio selvaggio ormai pressoché disabitato incorniciato dai monti. Ormai gli alpeggi sono quasi inesistenti perché il bosco ha in parte riconquistato i pascoli. Anche a fondo valle la vista si perde fra i boschi che racchiudono pittoreschi villaggi sulla parte sinistra della valle. A questo punto si fa ritorno al Passo del Bùsan per scendere ripidamente al Laghetto dei Saléi, uno fra i più bei laghi di montagna ticinesi. Da qui si prosegue l’escursione scendendo dall’Alpe Saléi a Comologno dove, oltre a rustici ci sono anche bei palazzi costruiti dagli emigranti arricchitisi lasciando la stretta valle per far fortuna altrove.
Da Mendrisio attraverso le Gole della Breggia Nr. 1486
Mendrisio — Vacallo, piazza • TI

Da Mendrisio attraverso le Gole della Breggia

Nella punta più meridionale della Svizzera nevica di rado e quelle poche volte la neve si scioglie in fretta. Pertanto anche d’inverno si può fare la spettacolare escursione sul pendio soleggiato del Mendrisiotto. Dalla stazione di Mendrisio il sentiero escursionistico si dirige verso Corteglia passando davanti all’ospedale e attraverso quartieri residenziali fino ad arrivare a un’altura con lunghi filari di viti e una vista meravigliosa. Da qui una stradina conduce a Castel San Pietro passando per Loverciano, dove vale la pena prendersi qualche minuto per visitare la Chiesa Rossa che si erge in posizione panoramica sulla valle della Breggia. Poi si scende nelle Gole della Breggia, il fiume che ha scavato una serie di gole nel fondo roccioso. In vari punti tavole informative descrivono le caratteristiche geologiche del territorio. D’inverno in alcune zone i sentieri delle gole sono gelati. Passando sul vecchio ponte di pietra Punt da Canaa si può comunque attraversare il burrone senza problemi e osservare le stratificazioni calcaree di strana forma che si susseguono con taglio obliquo nel letto del fiume. Attraversato il ponte, una leggera salita conduce a Morbio Superiore e poi a San Martino, in cima, via Lattecaldo passando per boschi di castagni e faggi. Dalla chiesetta, attraverso radure boschive, si gode una magnifica vista sulla vicina Valle di Muggio e sulle vette del Piemonte. La discesa è altrettanto spettacolare. Dal paesino di Sagno, che offre uno scorcio sul lago di Como, attraverso sentieri nel bosco e stradine battute si giunge a Vacallo, sopra Chiasso.
Alla cascata della Piumogna Nr. 1470
Faido Stazione — Dalpe • TI

Alla cascata della Piumogna

Attorno al 1913 trascorrere le vacanze a Faido era più in voga e più costoso di un soggiorno a St. Moritz. Difatti, dopo che furono costruite la prima strada e la linea ferroviaria del San Gottardo attraverso la Leventina, Faido divenne facilmente raggiungibile e si affermò come apprezzata località di vacanza per i milanesi abbienti. Gli anni della Belle Epoque, furono gli anni d’oro del turismo a Faido. Sul percorso che dalla stazione porta al fiume Ticino, antichi edifici in stile Liberty testimoniano questo periodo glorioso. Faido resta una meta imperdibile, anche solo per la cascata della Piumogna! Le acque impetuose del torrente Piumogna scorrono attraverso più cascate per riversarsi in un bacino nei pressi del fiume Ticino. Molteplici i punti panoramici sulle sponde del torrente permettono di ammirare questo spettacolo della natura. Dopo aver superato il parco giochi per bambini e la stazione a valle della funivia inizia la salita verso Piana Selva. Nelle calde giornate estive è piacevole attraversare l’ombroso bosco di conifere. In Piana Selva si costeggia un agriturismo dotato di camere, grotto e piscina. Qui si trova anche la stazione a monte della funivia. Il sentiero si snoda tra zone umide e abeti rossi antichi e possenti e prosegue dolcemente verso Dalpe. L’ultimo tratto costeggia il torrente Piumogna che qui si è scavato un impressionante letto nella roccia: le sue spumeggianti acque dai riflessi verdi offrono anche quassù uno spettacolo impressionante. Poi compare Dalpe, incastonato su uno spettacolare altipiano panoramico, al riparo dal traffico del San Gottardo. Dietro il paese svettano come giganti himalayani il Pizzo Campo Tencia, che supera i 3000 metri di altitudine.
Durch die Piottino-Schlucht nach Faido Nr. 1440
Rodi — Faido Stazione • TI

Durch die Piottino-Schlucht nach Faido

Der Gotthard war schon immer eine Herausforderung für den Verkehr. Ganz besonders bei Rodi und seiner Gola di Monte Piottino, der Piottino-Schlucht. Diese Wanderung beginnt beim Locanda Dazio Grande, bei der Sust aus dem Jahr 1516. Dieses altehrwürdige Haus hat den Bau des Säumerwegs, der Eisenbahn, der Gotthardstrasse sowie der Autobahn miterlebt. Ein Museum in den Kellern zeigt die bewegte Geschichte dieses Orts. Vom Locanda Dazio Grande geht es durch die eindrückliche Piottino-Schlucht. Es folgt eine Serie von Brücken über den Ticino und über die Schiene, bis man schliesslich auf der anderen Seite der Gotthardstrasse auf eine kleine Strasse gelangt, der man kurz nach Osten folgt, um sie dann, nach einer weiteren Brücke über den Ticino, rechterhand zu verlassen. Von hier führt die Wanderung durch schönen Laubmischwald und durch Kastanienwälder. Ab und zu erlauben kleine Lichtungen den Blick auf die andere Talseite, wo sich der internationale Verkehr über die Autobahn schleppt. Der Weg trifft auf zwei Lichtungen. Auf der Höhe von Valegia brannte im April 2017 der Wald. Die Stämme sind schwarz, angekohlt, Arbeiter haben einige Bäume entfernt. Neuer Wald und neuer Unterwuchs hat nun wieder Platz. Auch wenn die Schäden noch für Jahrzehnte sichtbar sind, trifft man immer mehr Pflanzen an, die sich den verbrannten Boden zurückerobern. Von Valegia führt der Weg stetig und leicht abwärts nach Polmegio di Sopra, überquert zwei Bäche und trifft kurz darauf rech- terhand auf einen Weg, der direkt nach Faido zum Bahnhof führt.
Urtümliche Tessiner Bergwelt Nr. 1408
Foroglio • TI

Urtümliche Tessiner Bergwelt

Eine urwüchsig wilde Berglandschaft prägt das Val Calnègia. Die Wanderung ins Seitental des Val Bavona eignet sich auch für Kinder und Jugendliche. Auf einem steilen Waldpfad geht es vom Ausgangspunkt Foroglio zügig in die Höhe. Nach wenigen Minuten öffnet sich die Sicht auf den grossartigen Wasserfall, den der Bergbach Calnègia bildet. Danach schmiegt sich der Bergweg in eine senkrechte Felswand (ein Geländer vermittelt auch Personen, die nicht ganz schwindelfrei sind, genug Sicherheit). An einer kleinen Kapelle vorbei überwindet man den letzten Abschnitt der Steilstufe. Oben ändert das Gelände sein Gesicht markant: Die Calnègia fliesst hier durch eine bewaldete Hochebene. In leichtem Aufstieg zieht sich der Weg dem Wasser entlang. Nach einer Weile tritt unvermutet überraschende Stille ein, und ein Blick ins Bachbett bestätigt: Das Wasser ist verschwunden. Eine dicke Kiesschicht füllt das Bachbett, weshalb die Calnègia nicht an der Oberfläche, sondern in der Tiefe dahinströmt. An der Stelle, wo eine Holzbrücke den Bergbach überquert, bleibt der Wanderweg auf der südlichen Seite des Gewässers. Wenn man vom Ufer genau hinüberschaut, entdeckt man zwischen riesengrossen Felsblöcken kleine Steinhäuser, die im Sommer zu Landwirtschaftszwecken oder als bescheidene Ferienhäuschen genutzt werden. Manche der Gebäude schmiegen sich an Felsblöcke oder liegen gar in den Hohlräumen unterhalb besonders grosser Steinplatten. Weiter talaufwärts wird das Gelände ein wenig steiler - gerade so viel, dass das Geschiebe hier nicht liegenbleibt, weshalb auch die Calnègia wieder oberirdisch fliesst. Schon bald tauchen die steinernen Häuser und Ställe von Calnègia auf. Der Weiler eignet sich gut für einen Zwischenhalt mit Rast. Auf gleicher Route geht es zurück zum Ausgangspunkt Foroglio.
Bellavista nel Mendrisiotto Nr. 1467
Bellavista — Generoso Vetta • TI

Bellavista nel Mendrisiotto

Svetta sopra il lago di Lugano il nuovo simbolo del Monte Generoso, progettato da Mario Botta e inaugurato di recente: il «Fiore di pietra» è un imponente edificio ottaedrico. I suoi petali sono costituiti da torri incurvate verso l’esterno al centro e ripiegate all’interno in alto. Ristoranti e sale conferenze di lusso stanno in forte contrasto con le pendici agricole del Monte Generoso. La ferrovia a cremagliera inaugurata nel 1890 porta gli escursionisti dalla fermata a valle di Capolago fino alla stazione intermedia Bellavista. Da lì il sentiero di montagna serpeggia lungo il ripido pendio attraverso boschi e pascoli in costante e piacevole salita e senza un solo tornante fino a raggiungere la stazione in vetta sul Monte Generoso. Il tracciato della cremagliera non è mai lontano. Chi ha fortuna incontrerà lo storico treno a vapore. L’ultimo tratto che va dalla stazione a monte fino alla vetta è stato risanato nel 2017 e porta gli escursionisti sicuri in vetta passando da zone scoscese. In una giornata limpida si gode di un panorama a 360° che spazia dagli Appennini alla Pianura Padana, dal lago di Como fino alle Alpi bernesi e vallesane. Ma attenzione, un passo in più verso est e ci si ritrova già nel Bel Paese! Solo una pietra di confine ricorda l’esistenza della frontiera lungo la cresta. Chi ne ha abbastanza dell’architettura moderna può visitare la Caverna degli orsi scoperta nel 1988 sul versante orientale del Monte Generoso. Nella caverna i paleontologi hanno trovato i resti di oltre 800 orsi cavernicoli che hanno vissuto sul Generoso circa 60 000 anni fa. La caverna lunga oltre 200 m continua essere oggetto di ricerche. D’estate nella sezione aperta al pubblico vengono organizzate visite guidate.
Sulle montagne di Airolo Nr. 1399
Pesciüm • TI

Sulle montagne di Airolo

La regione sciistica più settentrionale del Ticino con la maggior sicurezza di innevamento offre anche la possibilità di effettuare escursioni con e senza ciaspole. Il percorso lungo la Val Pozzuolo si snoda perlopiù lontano dalle piste da sci e non presenta grandi dislivelli. Da Pesciüm, stazione a monte della funivia, si passa davanti all’edificio in direzione dello skilift per bambini e si prosegue lungo la larga pista per principianti verso ovest. In poco tempo si abbandona l’area sciistica. Dopo ogni nevicata, il sentiero escursionistico invernale viene preparato con l’ausilio del gatto delle nevi. I pali viola e i pannelli rosa vivo indicano la direzione da seguire. Il sentiero, caratterizzato da piccole discese e salite, attraversa l’aperta campagna, continua nel bosco e conduce all’alpe Cascina Nuova, dopodiché scende leggermente verso la pineta e si addentra nella Val Pozzuolo su un cammino forestale. Da qui si gode di una vista maestosa sulla regione del San Gottardo. Un piccolo giro ad anello forma l’estremità del percorso. Basta quindi riprendere lo stesso cammino per tornare indietro a Cascina Nuova e Pesciüm. Rispetto ai sentieri escursionistici invernali di altre regioni del Ticino, quello sopra Airolo presenta un grande vantaggio che può tuttavia rivelarsi anche uno svantaggio: è situato all’ombra di alte montagne e, quindi, è sicuramente ben innevato. In pieno inverno non è praticamente mai esposto al sole; solamente a partire da metà gennaio i primi raggi fanno capolino a Pesciüm un attimo prima di mezzogiorno per poi scomparire poco dopo dietro il Pizzo di Mezzodì e il Poncione di Vespero. La parte principale del tracciato rimane all’ombra ancora per diverse settimane. Da metà febbraio però il sole splende anche lì.
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